Dalla pianta del Nolli è riconoscibile la divisione delle diverse tenute coltivate a vigna (con i relativi proprietari: Capizucchi, Cesarini, Cianti, Savorelli, Sorrentino, De Estorville, Maccarani Torlonia, Bernini, Gonzaga, Boccapaduli, Pierleoni). In prossimità del Tevere emergono i resti antichi della Porticus Aemilia mentre, a ridosso della piramide di Caio Cestio, per la prima volta viene indicata la presenza del cimitero acattolico. Dalla pianta è possibile anche individuare la divisione della città in rioni, stabilita nel 1743 da Benedetto XIV. La zona di Testaccio risulta compresa nel rione Ripa. Sulla piana dei Prati del popolo romano si notano una serie di filari di alberi messi a dimora a seguito di un chirografo del 1671 di Clemente X che autorizza Ludovico Casali a coltivare gelsi.
Per un’estesa descrizione della Roma del Nolli si veda, C. M. Travaglini, K. Lelo (a cura di), Roma nel Settecento: immagini e realtà di una capitale attraverso la pianta di G. B. Nolli, Roma 2013.
L. Caruso (a cura di), Testaccio – progetto per la trasformazione di un quartiere, «Romacentro» pubblicazioni dell’Assessorato per gli interventi sul centro storico del Comune di Roma, 3, Fratelli Palombi editori, Roma 1986, p. 43.
Biblioteca di Storia dell’arte – Luigi Grassi – coll.: Sala/AR 11 IR A 20 0031/3