Il lotto XXXI è compreso tra via Amerigo Vespucci, piazza santa Maria Liberatrice, via Romolo Gessi, via Gustavo Bianchi. La richiesta di licenza dell’I.C.P. risale al 1927. L’edificio, a firma dell’architetto Camillo Palmerini, presenta dei caratteri più intensivi dei precedenti interventi: la corte è chiusa e l’altezza dei corpi di fabbrica arriva fino a sei piani. Questo complesso è rimasto l’ultimo intervento a Testaccio di proprietà dell’I.C.P. in quanto le coeve costruzioni di Innocenzo Sabbatini su via Marmorata e quelle degli anni ‘50 di De Renzi, su parte del demolito lotto 18, con standard abitativi e tipologici più elevati, sono state cedute a riscatto. Si veda C. Del Maro, F. Pecoraro, C. Sciarrini, R. Veneziani, Il piano di recupero dello Iacp, in L. Caruso, (a cura di), Testaccio: progetto per la trasformazione di un quartiere, «Romacentro» pubblicazioni dell’Assessorato per gli interventi sul centro storico del Comune di Roma, 3, Fratelli Palombi editori, Roma 1986, p. 88.
C. Cocchioni – M. De Grassi, La casa popolare a Roma. Trent’anni di attività dell’I.C.P., Kappa, Roma 1984, p. 169.
Biblioteca di area delle arti – Architettura – coll.: /PSA 6803.