L’immagine rappresenta una veduta degli undici lotti, divisi in trenta fabbricati, realizzati dall’Istituto Case Popolari di Roma (I.C.P.), tra il dicembre 1909 e l’aprile 1910. Il progetto viene redatto da Giulio Magni che adotta le soluzioni distributive elaborate da Alberto Manassei, ingegnere capo dell’I.C.P. Nell’ottobre del 1910 viene formalizzata la collaborazione tra l’I.C.P. e Giulio Magni, attraverso una scrittura privata che affidata all’architetto: a) la revisione e il completamento dei progetti di massima e dei preventivi per la costruzione di case popolari nel quartiere Testaccio; b) la redazione dei progetti definitivi; c) la direzione dei lavori; d) la misurazione, la contabilità e la liquidazione dei lavori medesimi.
Dalla veduta si può osservare la nuova soluzione dei tipi edilizi a corte aperta che porta ad interrompere la continuità dell’edificato rispetto al perimetro continuo dell’isolato. Tale soluzione che comporta anche l’arretramento di alcuni corpi rispetto al filo stradale, consente di agevolare la ventilazione e l’illuminazione degli alloggi. Gli edifici si elevano su quattro piani, ad eccezione del lotto XIX che ne comprende cinque.
L.F. Babini, Il quartiere Testaccio a Roma, in «L’Architettura italiana», IX, 1, 1913-1914, p. 6, da E. Puccini, G. Duranti, Testaccio: il quartiere operaio di Roma Capitale, 1870-1930, Palombi editore, Roma 2012, p. 47.
Biblioteca del Centro di Documentazione e Osservazione del Territorio (CeDOT) – Coll.: /00543 a.