Il Plastico di Roma rappresenta il quadro d’insieme della città così come appariva al tempo di Costantino. Il plastico, conservato presso il Museo della Civiltà Romana, viene realizzato nel 1937 da Italo Gismondi sulla base della Forma Urbis di Rodolfo Lanciani del 1893. In primo piano le strutture dell’Emporium, della Porticus Aemilia e degli Horrea. Queste ultime strutture si attestano nella piana di Testaccio, denominate horrea Sulpicia, poi Galbana, Sempronia, Lolliana, Seiana, Aniciana, dai nomi dei consoli in carica al momento della costruzione, o dei proprietari, o ancora, a volte, del costruttore. La realizzazione di questi complessi deriva dalla distribuzione di grano a prezzo politico, seguita alla Lex Frumentaria di Tiberio e Caio Gracco. Con riferimento al plastico di Gismondi si veda C.F. Giuliani, Il rilievo dei monumenti, l’immaginario collettivo, in F. Filippi (a cura di), Ricostruire l’Antico prima del virtuale – Italo Gismondi. Un architetto per l’archeologia (1887-1974), Roma 2007, pp. 63-73 (figura a p. 69).
L. Caruso (a cura di), Testaccio – progetto per la trasformazione di un quartiere, «Romacentro» pubblicazioni dell’Assessorato per gli interventi sul centro storico del Comune di Roma, 3, Fratelli Palombi editori, Roma 1986, p. 41.
Biblioteca di Storia dell’arte – Luigi Grassi – coll.: Sala/AR 11 IR A 20 0031/3